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Barcellona, la Boqueria

Aggiornamento: 15 giu 2020


Barcellona, la Boqueria © Gianluca Baronchelli

Per chi è cresciuto a pane e Manuel Vázquez Montalbán la Boqueria sulla rambla è, semplicemente, Barcellona. Jamón ibérico de Jabugo, jamón serrano, chorizo dalle infinite sfumature di colore, forma e sapore.


Mi piace girare per i mercati al mattino presto, è uno dei pochi motivi che mi fa alzare a un’ora decente. Per evitare i turisti del “me lo metta sottovuoto”, perché la vista e il profumo di frattaglie e quarti di carne all’alba, beh, dona sensazioni leggermente diverse rispetto a vederli all’ora di pranzo. Un po’ come quando in Serbia ti propongono la rakija per colazione.


È mercato antico, la Boqueria, di quelli che ti fanno annusare la storia, non solo i prodotti. Un tuffo in Nord Africa, un viaggio a bordo di una caravella. È dal Medioevo che in questo luogo si scambiano derrate, grida e parole, anche se ufficialmente ha aperto solo nella prima metà del XIX secolo. La Boqueria è il posto giusto per affondare alle radici del sapore e dell’identità di una cucina, per farsi rapire dalla ricerca arcana dell’ingrediente perfetto. Per farsi rapinare, anche: dai prezzi applicati da alcuni banchi, o dai borseggiatori che una destrezza simile, nemmeno nelle metropolitane. Intanto, sono passate già tre ore, e, quasi quasi, utilizzo anch’io il “me lo metta sottovuoto”.


[testi e fotografie © gianluca baronchelli – 2016]

“Si preparò mezzo chilometro di fette di pane e pomodoro e si mangiò il prosciutto di Jabugo in un paio di bocconi. Non sapeva se stappare o no una bottiglia di vino, quando suonò il campanello della porta del giardino”.

Da I mari del sud, Manuel Vázquez Montalbán

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