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Medioevo nascosto: Cattaro e le sue chiese

Aggiornamento: 15 giu 2020

Il Santo Martire Trifone si è fermato qui.

La città vecchia di Cattaro (Kotor) © Gianluca Baronchelli

La città vecchia


Il mare era mosso, il 13 gennaio 809, e la navigazione impossibile. Il comandante della nave salpata da Costantinopoli, destinazione Venezia, decise di riparare nella baia di Cattaro (Kotor). Ripartì più leggero e più ricco, quando il mare si placò: il suo carico più prezioso, le reliquie del Santo martire Trifone, non giunsero mai a Venezia. Furono sbarcate a Cattaro per volere del nobile Andrea Saracenis e di sua moglie Maria, che le acquistarono per la città. Questa è la storia, ma se provi a chiedere a un anziano abitante di raccontartela, mentre ti godi una birra e la piazza delle Armi, questi non mancherà di aggiungere che fu proprio il Santo a scatenare il fortunale, perché è qui che voleva restare. Venne costruita una chiesa, in omaggio a san Trifone, agli inizi del IX secolo, e in seguito una cattedrale, consacrata nel 1166. Vuoi per la protezione del Santo, o più prosaicamente per la possente cinta muraria, eretta anch’essa a partire dal IX secolo, la città cominciò a prosperare, grazie ai commerci marittimi e, in seguito, terrestri, soprattutto di metalli preziosi provenienti dalle miniere dell’entroterra. Sin dal IX secolo vi era una zecca e il diritto di conio; si organizzarono ben presto confraternite e corporazioni, e nel XIII secolo Cattaro aveva già una scuola dell’obbligo, mentre è del 1326 la prima menzione di una farmacia. Architetti, orafi, pittori e poeti cattarini cominciarono a essere conosciuti ben oltre i confini della regione.

Kotor è, oggi, un posto dove il medioevo si respira potente, improvviso, tra un dedalo di vicoli lastricati in marmo bianco e rosso, piazze nascoste e chiese. Già, le chiese… Non può che partire da qui il nostro giro: se ne contano una trentina, ben sei delle quali edificate tra il XII e il XIV secolo: San Trifone (1166), San Luca (1195), Santa Maria (1221), San Paolo (1263), Sant’Anna (fine XII) e San Michele, (fine XIII – inizio XIV). Chiese cattoliche e ortodosse, a testimoniare una storia - spesso dimenticata - di tolleranza religiosa più che di divisioni.

La chiesa di San Luca - Cattaro (Kotor) © Gianluca Baronchelli

La chiesa di San Luca


Emblema di questa convivenza, sopra tutte, la chiesa di San Luca: fu costruita nel 1195 come luogo di culto cattolico, per volere di Mauro Casafranca e della moglie Bona; sopra al portale, una lastra di pietra ne attesta la costruzione durante il regno del re serbo Nemanjia e suo figlio Vukan. Oggi è riservata al culto ortodosso, ma dal 1657 al 1812 cattolici e ortodossi vi convissero, alternandosi nelle celebrazioni sui due altari affiancati. Al suo interno, sulla parete sud, è ancora visibile un esteso frammento degli affreschi originari in cui sono raffigurati i Santi Silvestro, Barbara e Caterina (inizio XIII sec.).

La chiesa di Sant'Anna - Cattaro (Kotor) © Gianluca Baronchelli

La chiesa di Sant'Anna

Un vicolo, cinquanta passi appena ci separano dalla cattolica chiesa di Sant’Anna. Presenta, come San Luca, una navata unica, qui però la cupola è andata distrutta con il terremoto del 1667: sulla facciata si intravede un affresco (XIII sec.) raffigurante San Cristoforo, protettore dei viaggiatori. All’interno sono individuabili tre strati di pitture murali (inizio XIII, XIV e XV sec.) ed è conservata una splendida, delicatissima raffigurazione a rilievo in pietra di Santa Veneranda, protettrice della Confraternita dei Macellai.

La chiesa di Santa Maria - Cattaro (Kotor) © Gianluca Baronchelli

La chiesa di Santa Maria

A due passi da Porta del Fiume, la porta nord della città, all’ingresso delle mura cittadine, la chiesa di Santa Maria, edificata nel 1221 sulle fondamenta di una basilica del VI secolo, della quale si conservano ancora i resti del fonte battesimale nella sacrestia. L’edificio, in stile romanico, ha pianta longitudinale, navata unica e cupola ottagonale. La facciata alterna blocchi di pietre bianche e rosse, con un rosone centrale e decorazioni ad archetti. Nel presbiterio sono ancora visibili frammenti delle pitture murali della fine del XIII secolo, mentre risalgono al XIV secolo gli affreschi, di scuola greca, della controfacciata.

La chiesa di San Michele - Cattaro (Kotor) © Gianluca Baronchelli

La chiesa di San Michele

Riperdetevi nei vicoli della cittadina… Con una mappa in mano ci metterete tre minuti, ma è forse più divertente arrivarci per caso, come in tutte le altre: eccoci alla chiesa di San Michele, eretta tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo sui resti di un precedente edificio di culto. A navata unica, presenta un’abside semicircolare con affreschi del XV secolo. Ospita, oggi, il lapidarium della città, e “presta il fianco”, letteralmente, a un caffè-bar alla moda. Bella sensazione, appoggiarvici la schiena e sentir scorrere la frescura e sette secoli di storia, nell’attesa dell’ordinazione.

La Cattedrale di San Trifone - Cattaro (Kotor) © Gianluca Baronchelli

La cattedrale di San Trifone

Chiudo il cerchio con la cattedrale di San Trifone: girateci attorno, se ne avete il tempo, alle prime luci dell’alba o al crepuscolo, quando l’illuminazione delle fortificazioni che le proteggono le spalle abbraccia l’edificio, le due torri campanarie e la piazza. Un tuffo nel passato di rara suggestione. La chiesa attuale, consacrata nel 1166, mostra i molti rimaneggiamenti operati nel corso del XIV e del XVII secolo. L'edificio originario era una basilica a tre navate con cupola, un atrio e due campanili a quattro piani. Nel corso dei rifacimenti seicenteschi fu eliminata la cupola e dopo la grave distruzione causata dal terremoto del 1667 furono innalzati i nuovi campanili in stile barocco - quello di sinistra non fu mai ultimato - e vennero inseriti il grande archivolto sopra il portale e il rosone. L’interno è un piccolo capolavoro di architettura gotico-romanica, in cui colonne corinzie si alternano a possenti pilastri in pietra rosa, a sostenere le coperture a volta. Tra i suoi gioielli, la pala d’oro dell’altare con le effigi di venti santi, mentre San Trifone tiene in mano la città di Cattaro; e, ancora, il ciborio, riccamente ornato a rilievo con scene della vita del Santo. L’abside conserva frammenti degli affreschi del XIV secolo, con scene della crocefissione e della deposizione dalla croce. Salendo alla cappella del reliquiario, sotto la gradinata è situato il fonte battesimale del IX secolo. E’ di grande suggestione la vista sulle navate che si può godere dalla trifora (XII sec.) del matroneo.

Lungo il percorso espositivo icone, un crocefisso ligneo del 1288, pale, reliquiari e matricole, come quella della Confraternita dei Macellai di Santa Veneranda del 1491. Dietro alla grata della cappella hanno trovato pace alcune reliquie di santi tra cui lo stesso Trifone, venerato sia dalla Chiesa cattolica sia da quella ortodossa.

La salita al Forte - Cattaro (Kotor) © Gianluca Baronchelli

La salita al Forte


Il modo migliore per leggere l’impronta medievale di Cattaro è certamente quello di guardarla dall’alto, e dunque affrontare a piedi la salita al Forte di San Giovanni (sv. Ivan) percorrendo le mura cittadine e il sistema difensivo che la rendono un esempio pressoché unico di fortificazione urbana adriatica. I due possibili accessi sono da Porta Nord oppure da Scala Santa, dietro a Piazza dell’Insalata (Trg od Salate). Vi aspettano 1350 gradini, ma il panorama che si può ammirare, gli scorci che si aprono improvvisi, il silenzio, i profumi e i colori della macchia mediterranea ripagano ogni sforzo. La costruzione della possente cerchia muraria cittadina iniziò nel IX secolo, il sistema difensivo dei forti nel 1420, proseguendo sino al XVIII secolo. Lo sviluppo complessivo è di 4,5 chilometri, con altezza variabile tra i 15 e i 20 metri, e profondità variabile da 2 a 15 metri. Lungo tutto il percorso torri, bastioni, postazioni di guardia; la chiesa di Nostra Signora della Salute (1518) offre un momento di pace e riposo a metà della salita mentre in cima, oltre al forte di San Giovanni, vi sono testimonianze della presenza illirica sul territorio. La valorizzazione del percorso fortificato passa anche attraverso una suggestiva illuminazione notturna, che rende l’intero complesso perfettamente leggibile dalla baia e dal cuore della cittadina.

La vista sulle mura Nord - Cattaro (Kotor) © Gianluca Baronchelli

La vista sulle mura nord

Cattaro medievale, dunque, ma non solo. Vale certamente la pena di ripercorrere velocemente la storia di questa splendida cittadina, dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’Umanità sin dal 1979. Fu fondata in epoca romana, quando era conosciuta con il nome di Acruvium e faceva parte della provincia della Dalmazia. Al crollo dell’Impero Romano d’Occidente,nel 476, divenne parte dell’Impero Romano d’Oriente,salvo brevi interruzioni, fino al 1185. Alla metà dell’XI secolo la dominazione bizantina su Cattaro fu sostituita dal regno della dinastia dei Vojislavljević, principi di Duclea(Duklija) eZeta. Dopo essere ritornata sotto il governo bizantino nel XII secolo, nel 1185 la città viene annessa alla Rascia (Raška), lo stato serbomedievale retto dalla dinastia dei Nemanjia. Il dominio serbo durò fino al 1371, anno in cui Cattaro cadde sotto il controllo di Ludovico I, re diUngheria e Croazia. In seguito, dal 1384 al 1391, la città fu retta dal re di BosniaTvrtko; Cattaro fu città-stato indipendente dal 1391 al 1420, quando si pose sotto la protezione della Repubblica Veneziana, sotto la quale rimase fino alla caduta della Serenissima nel 1797. Al primo periodo del governo austriacodella città, durato dal 1797 al 1805, seguì quello russodal 1806-07, quindi quello francesedal 1807 al 1813. Una storia di conquiste, dunque, ma anche - soprattutto in epoca medievale - di autonomia e fiera libertà cittadina. Storia che, sommata alla naturale propensione al commercio e alle relazioni marittime, fece di Cattaro, come abbiamo visto, un luogo di incontro e sintesi tra molteplici culture. Il suo aspetto attuale si deve, in gran parte, alla dominazione veneziana. Eppure, a guardar bene, la commistione di stili è grandissima: romanico, gotico, barocco si mescolano, si rincorrono e si sovrappongono, a testimoniare l’abilità dei mastri costruttori del tempo, chiamati a salvare quel che si poteva, e a ricostruire quel che era andato perduto dopo ogni terremoto, dopo ogni incendio.

Il fiordo di Cattaro (Kotor) visto dal Forte © Gianluca Baronchelli

Il fiordo di Cattaro visto dal Forte

All’unicità di questo luogo ha dato una grossa mano anche la natura: Cattaro è protetta da uno splendido fiordo, stretta tra due sorgenti, dove il massiccio del Lovčensi tuffa nel mare Adriatico. L’imperatore bizantino Costantino Porfirogeneto, nel suo “De administrando imperio”diceva “…habet vero circum se Urbs illa montes altos, ita ut aestate tantum solem vedeat, quod tunc in medio Coeli sit, hyeme vero nunquam”. (Quella città ha attorno a sé alte montagne, per cui soltanto d’estate vede il sole, e questo quando è allo zenit, mentre d’inverno non lo vede mai). Ora, vi posso dire che l’imperatore esagerava un po’: il sole, in verità, si dona generoso non solamente d’estate, disegnando chiaroscuri sui muri e sui selciati fino al tramonto.

Cattaro - Kotor - Porta Sud, la più antica tra le tre porte d'accesso © Gianluca Baronchelli

Porta Sud, la più antica tra le tre porte d'accesso


Tramonto che è, forse, l’ora migliore per entrare in città attraverso Porta Gurdić, ovvero la Porta Sud. E’ la più nascosta, la meno frequentata dai turisti, e anche la più antica tra le tre porte di accesso alla cittadina: risalente in parte al XIII secolo, è quella che meglio dona la sensazione di tuffarsi nel passato, attraversando il ponte levatoio sulla sorgente del fiume Gurdić. La Porta del Fiume (Porta Nord), nei pressi della chiesa di Santa Maria, risale al 1540, e fu costruita per celebrare la vittoria dell’anno precedente sulla marina turca, mentre quella che oggi è la porta principale, Porta del Mare, fu costruita nel 1555. Attraversandola, si viene accolti dai rilievi in pietra (XIV secolo) raffiguranti la Madonna con Bambino e, a fianco, san Trifone e san Bernardo. Subito oltre, piazza delle Armi: oggi come allora il salotto della città, con i suoi palazzi, le botteghe, le taverne. Sotto la Torre dell’Orologio sopravvive la colonna d’infamia, piramide in pietra dall’aspetto, oggi, più curioso che minaccioso, dove nel medioevo venivano esposti alla berlina i condannati. Al suo fianco, per ironico e inconsapevole contrasto, comodi divanetti di rattan con soffici cuscini bianchi. D’altronde, come ci ricorda la torre dell’orologio, il tempo passa…


[testi e fotografie © Gianluca Baronchelli / Medioevo]

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