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Ostia Antica, il passato presente

Aggiornamento: 31 mag 2020


Ostia Antica, gli Horrea di Ortensio © Gianluca Baronchelli

Gli Horrea di Ortensio

Ostia Antica è, davvero, un luogo magico. Il posto ideale dove praticare la dolce arte della flânerie. Dove perdersi in perfetta solitudine, magari alle prime luci del mattino, risalendo il decumano, calandosi in un mitreo, entrando in qualche domus. A Ostia Antica respiri pietra, tufo, marmo. Dai mosaici pavimentali e dalle pareti affrescate ti accolgono gladiatori, pescatori, dèi, aurighi, lottatori. E ancora orsi, tigri, delfini ed elefanti. Sembrano tutti invitarti a immaginare, per un attimo, la loro vita di un tempo, la loro quotidianità. E, con essa, la quotidianità di una città strategica, porto e snodo di produzione al servizio dei consumi di Roma e dell’Impero.

Ostia Antica, la bottega dei pescivendoli © Gianluca Baronchelli

La Bottega dei pescivendoli

Ed è così che decido di visitarla anche questa volta, accogliendo il tacito invito dei suoi antichi abitanti: voglio perdermi nei cardi più lontani, tra botteghe e taberne, la mappa rigorosamente piegata nella tasca dei jeans, tenendo ostinatamente spenta l’audioguida, che pure propone due ottimi e ponderati itinerari: uno da tre ore, e uno per visitatori bionici, da ben sette ore. Ad accompagnarmi Paola Germoni, archeologa del Parco archeologico di Ostia antica, una vita dedicata a questa città, tanto entusiasmo e un fiume di parole. Paola, scientificamente programmata, quanto me, a perdersi in luoghi che pure conosce da sempre. Naufraga da subito l’idea di un’intervista classica, piedi e pensieri vengono lasciati liberi di muoversi a piacimento.


Ostia Antica, il Caseggiato degli Aurighi © Gianluca Baronchelli

Il Caseggiato degli Aurighi

Quello che colpisce, oggi, è il silenzio ovattato, la pace assoluta di Ostia Antica. Eppure, nel II secolo d.C., all’apice del suo splendore, ci saremmo imbattuti in ben altro. Dobbiamo immaginarci una città caotica, frenetica, pulsante. Negli 85 ettari che oggi ne compongono il parco archeologico avremmo trovato ad accoglierci, in una babele di lingue, una popolazione stimata in 50/70.000 abitanti. Una città organizzata secondo una differenziazione in zone per le varie attività; pur non arrivando a una differenziazione di funzioni come nell’urbanistica delle città greche, certamente è ancora ben leggibile un piano regolatore, come lo definiremmo oggi, razionale e ponderato, con una distribuzione guidata del traffico, che, ricordiamo, era veicolare. Avremmo visto un brulicare di merci e persone sui larghi marciapiedi rialzati non tanto per il fango, ma perché si rischiava costantemente di essere investiti da bighe, quadrighe e quant’altro, facendo la triste fine dei bambini impiegati per fornire anforette d’acqua agli aurighi delle gare agonistiche negli stadi, raffigurati in molteplici rappresentazioni divenute elementi decorativi tipici dell’arte funeraria.

Ostia Antica, la Necropoli di Porta Romana, Colombario © Gianluca Baronchelli

La Necropoli di Porta Romana, Colombario

Se volessimo poi restituire la suggestione del chiasso, dei rumori, dei profumi e dei miasmi di Ostia nel pieno delle attività, prima che venisse minata dalla crisi dell’impero, non andremmo troppo lontani dalle atmosfere di Londra all’epoca della rivoluzione industriale.

La vita quotidiana, qui, era molto più faticosa rispetto a Roma, ci troviamo in una città di produzione, non di ozio o di consumo. Gli scheletri rinvenuti mostrano deformazioni terribili dovute alle condizioni di lavoro nelle numerose fulloniche oppure in mare: c’era una moltitudine di giovani tra i quindici e i ventotto anni che si immergevano per i carichi dispersi, e l’aspettativa di vita, che peraltro rientra appieno nei canoni dell’impero romano, era tra i trenta e i quarant’anni per gli uomini, mentre ancor peggio andava alle donne, con una mortalità attorno ai ventisei, ventisette anni. Abbiamo, naturalmente, anche rare testimonianze di ottuagenari, ma il quadro generale che si desume dall’analisi dei resti antropologici è quello, appunto, di una città estremamente difficile per le condizioni di lavoro, e di conseguenza, di vita.


Ostia Antica, l'Insula di Giove e Ganimede © Gianluca Baronchelli

L'Insula di Giove e Ganimede

Vagando per le strade ci saremmo imbattuti in una grossa attività di officine, diremmo oggi di ateliers, avremmo trovato un gran numero di horrea, ovvero magazzini dedicati allo stoccaggio delle merci in partenza per Roma e a quelle per la distribuzione cittadina. E ancora, botteghe ove trovare ogni sorta di prodotto, dalle necessità quotidiane alle merci più pregiate. La materia prima che abbondava era il marmo, al punto che gli studiosi hanno riconosciuto alcune particolari tipologie di lavorazioni marmoree, soprattutto su sarcofagi, che venivano eseguite solamente nelle officine ostiensi. Svoltiamo in via dei dipinti, l’insula di Giove e Ganimede ci ricorda che vi erano delle particolarità tecniche e stilistiche nella pittura, è riconoscibile una decorazione pittorica diffusa sia negli appartamenti residenziali, sia nei contesti sepolcrali molto ben definita e caratterizzata.


Ostia Antica, il Termopolium di via di Diana © Gianluca Baronchelli

Il Termopolium di via di Diana

A leggere bene abitudini e consuetudini del tempo, ci stupiremmo nel trovare così tante similitudini e spunti di riflessione sulla contemporaneità. Nel nostro girovagare ci imbattiamo in una coppia di olandesi con tre figli, placidamente seduti in compagnia di Cartilio Poplicola nell’Area Sacra Repubblicana, intenti a consumare il loro pasto. Mi chiedono un’informazione, io gli sbircio nel panino: porchetta, of course, ottimo street foodlocale… circa il 60% degli abitanti di Ostia antica consumava i pasti fuori casa; c’erano moltissime bancarelle mobili, lo stato centrale promuoveva in ogni modo questo tipo di consumo, anche perché così diminuiva il rischio di incendi all’interno delle insulae, con arredi e tramezzi, soprattutto ai piani più alti, costruiti in legno.


Ostia Antica, gli Horrea Epagathiana et Epaphroditiana © Gianluca Baronchelli

Gli Horrea Epagathiana et Epaphroditiana

Davanti agli Horrea Ephagatiana il discorso volge rapidamente sull’integrazione, con il pensiero a fatti di cronaca e stretta attualità. Sì, perché gli Horrea Ephagatiana erano magazzini di proprietà di due personaggi di origine greca, dunque non cittadini di pieno diritto romano. È uno dei grandi esempi della partecipazione di altre cittadinanze ed etnie alla vita economica e pubblica della città: la ricchezza del fronte dell’edificio e l’articolazione degli interni ha reso possibile localizzare in questo edificio la vendita all’ingrosso e al dettaglio, attraverso le tabernaeaffacciate sulla strada, di merci di lusso, ovvero di tutte le merci che venivano dall’oriente: gioielli, sete, aromi, spezie. Ci troviamo molto vicini al Capitolium, dunque nella zona più centrale, altra cosa caratteristica di Ostia antica: non c’era alcun tipo di ghettizzazione o differenziazione di quartiere, per nessun tipo di etnia; edifici gestiti da cittadini non romani che vendevano le merci più rare erano la norma.

Ostia Antica, il Mitreo dei Serpenti © Gianluca Baronchelli

Il Mitreo dei Serpenti

La grande acutezza, la grande perspicacia dell’impero è quella di aver capito che è molto più utile la convivenza e l’acquisizione non solo delle capacità manuali, necessarie per mandare avanti l’intera macchina, ma anche di altre culture; l’impero romano in questo senso è stato un condensato di saperi e tradizioni. Il concetto del coinvolgimento, che noi europei contemporanei tendiamo a dimenticare, è un concetto comunissimo nelle città di produzione dell’antica Roma. Siriani, egiziani, greci…insieme alle navi, insieme al grano arrivavano le persone, e arrivava un sapere millenario che Roma tendeva ad assorbire avidamente; nei primi anni dell’impero, i docenti dei figli degli imperatori venivano tutti dalla Grecia…

Ostia Antica, il Tempio dei Fabri Navales © Gianluca Baronchelli

Il Tempio dei Fabri Navales

Flânerie e chiacchiere ci portano dal Tempio dei Fabri Navales in via della Foce: un punto cardine per la storia della città, una delle zone più ricche di Ostia dal punto di vista cultuale e storiografico, una zona nella quale i turisti arrivano molto meno, perché si trova fuori dall’asse del Decumano. Da qui si scendeva al mare, e in questa zona c’è l’Area Sacra Repubblicana, un insieme di luoghi consacrati ai culti più vari. Qui nel sottosuolo c’era una polla sacra, probabilmente riconosciuta come l’acqua Salvia ricordata anche dalle iscrizioni. I primi luoghi di culto erano all’aperto, coperti con dei rami, si riconoscono ancora oggi le antiche pavimentazioni in tufo, che ci riporta immediatamente all’epoca regia, così come il marmo ci riporta all’epoca dell’impero.

Ostia Antica, il Mitreo delle Terme del Mitra © Gianluca Baronchelli

Il Mitreo delle Terme del Mitra

Quest’area è stata sempre conservata e mantenuta, le nuove edificazioni non hanno mai obliterato queste primissime aree cultuali. Al di sotto del piccolo tempietto dell’Ara Rotonda sono state rinvenute, nelle fondazioni di questa fase più tarda, tre basi in travertino con il nome di tre grandi scultori greci della scuola di Afrodisia, ora conservate all’interno del museo. Questo vuol dire che, prima di questa fase, c’erano tre statue greche più antiche che, per rispetto, sono state riposizionate all’interno delle fondazioni e conservate. Culti tradizionali e orientali, mitraismo, cristianesimo… Ostia è anche un viaggio, attraverso i suoi edifici di culto, in una autentica multireligiosità.

Ostia Antica, l'Ara di fronte al Capitolum © Gianluca Baronchelli

Ara di fronte al Capitolum

Certo, permane per il visitatore di oggi un’oggettiva difficoltà a leggere le varie fasi di vita della città: tutti i restauri fatti a partire dall’Ottocento, quando sono cominciati gli scavi con l’autorità papale, non più in concessione a nobili francesi e inglesi com’era in uso nella seconda metà del Settecento, da un lato hanno permesso di salvare la città e di farla giungere fino a noi, ma ci hanno anche reso molto difficile riportarla al pubblico, perché sono state mescolate quote ed epoche differenti, con un risultato visivo che non è mai vissuto.

Ostia Antica, decorazione architettonica, maschere teatrali © Gianluca Baronchelli

Decorazione architettonica, maschere teatrali

Quel che è certo, e che rende Ostia un unicumimperdibile, è che ci si immerge in una città che, a differenza di molti altri esempi di città romane, non ha avuto ulteriori forme di vita aggregativa al di sopra della città antica. Quando Costantino sposta a Porto tutte le funzioni amministrative, la città si svuota rapidamente. Tutto ciò ci permette di leggere la città così come è stata abbandonata dopo il VI secolo d.C. Ostia oltretutto ha dato un contributo straordinario all’architettura della metà del XX secolo: dall’Italia post-unitaria fino all’architettura del Regime intere città, interi quartieri sono stati disegnati dopo gli scavi e gli studi urbanistici, architettonici e delle tecniche edilizie di Ostia.

Ostia Antica, terme del Foro, il Frigidarium © Gianluca Baronchelli

Terme del Foro, il Frigidarium

Chiedo a Paola Germoni qualche dato sugli afflussi, cosa andrebbe migliorato, quali sono le emergenze e le progettualità in atto: oggi il parco archeologico di Ostia antica conta circa 320.000 visitatori annui; un buon dato, considerate anche le infrastrutture di raccordo con Roma. Nel corso degli anni Ostia è stata fisiologicamente penalizzata da Roma sia da un punto di vista archeologico, sia dal punto di vista della frequentazione turistica… purtroppo è molto più semplice per i tour operator e per tutto l’indotto continuare ad accentrare i flussi cannibalizzando il centro storico. I tempi di percorrenza sulla via del Mare, soprattutto in estate, non sono certo ottimali, ma dobbiamo anche considerare che dal Colosseo, sfruttando il biglietto integrato metro/treno, è possibile raggiungere il Foro di Ostia antica in circa 25 minuti, con un euro e cinquanta centesimi… E il cambio a Piramide è decisamente più agevole rispetto alle antiche stazioni di posta!

Ostia Antica, la cd. Basilica Cristiana © Gianluca Baronchelli

La cd. Basilica Cristiana

Il fatto che il settore del turismo poi, per lunghissimo tempo, sia stato distaccato da quello dei beni culturali ha portato come ovvio risultato una scarsa guida del settore turistico, che si è orientato a privilegiare i grandi numeri, sistematizzati sulle due notti a Roma perché servono due giorni per visitare San Pietro, dormire, visitare il Colosseo, guardare poco altro e ripartire. Si spera che ciò possa cambiare, ovviamente, essendo finalmente stato rivisto il sistema, quattro anni fa, assegnando il Turismo al Ministero dei Beni Culturali. È comunque significativa l’affluenza di turisti europei ed extra-europei, e la comunità scientifica internazionale è attentissima a Ostia Antica e molto attiva nello studio delle sue testimonianze.

Ostia Antica, dettaglio dell'abside della Sede degli Augustali © Gianluca Baronchelli

Dettaglio dell'abside della Sede degli Augustali

Ostia oggi sta andando verso una maggiore comprensibilità da parte dei visitatori: entro il 2018 verrà rivoluzionato il sistema della pannellistica che conterrà meno testo e più immagini, oltre a un codice che permetterà di raggiungere tutti gli approfondimenti attraverso il proprio telefono o qualunque dispositivo digitale. Permetterà oltretutto di eliminare dall’area archeologica una grande quantità di pannelli, indicazioni, tabelle accumulatesi sin dagli anni Cinquanta, quella che alcuni archeologi ironicamente definiscono la prima stratigrafia da studiare in ambito archeologico. Un progetto in sinergia con la Regione Lazio consentirà poi l’accesso per via fluviale, con un alleggerimento del traffico della via del Mare.

Ostia Antica, casa di Diana, gli ambienti dell'albergo trasformati in stalla © Gianluca Baronchelli

Casa di Diana, gli ambienti dell'albergo trasformati in stalla

Inoltre, sono stati da poco aperti al pubblico 187 ambienti restaurati su 13.000 metri quadrati, posti sulla sinistra del Decumano appena superato l’antico ingresso di Porta Romana. Il restauro ha riguardato il cosiddetto Monumento Repubblicano, il Tempio Collegiale, la sede degli Augustali, il Caseggiato del Sole, il Mitreo dei Serpenti con gli affreschi protetti da nuova copertura e le Terme dell’Invidioso. E così, tra magazzini, tabernae, luoghi di culto, terme, esempi di edilizia residenziale e commerciale, alberghi con stalla annessa (chissà se il “posto auto” si pagava a parte!) possiamo immergerci in un mondo così lontano dal nostro, eppure così affine.

Ostia Antica, Terme dell'Invidioso, il Frigidarium © Gianluca Baronchelli

Terme dell'Invidioso, il Frigidarium

Non posso non chiedere a Paola qual è, oggi, il suo sogno da archeologa: guarda alle mie spalle, un paio di gatti-acrobati si esibiscono senza pubblico. Abbiamo una città alle spalle, l’Isola Sacra, dice, e io sto morendo dalla curiosità di vedere di che periodo sono le mura, ci cambierebbe l’idea della città. La testimonianza più antica di pareti di edifici contenenti anfore dall’altra parte in Isola Sacra è riferibile alla metà del I secolo a.C.

Ostia Antica, il Foro della Statua Eroica © Gianluca Baronchelli

Il Foro della Statua Eroica

Se datassimo la serie di quattro grandi complessi monumentali di oltre 100 metri di lato ciascuno e di una linea di fortificazioni con le torri rettangolari al I secolo a.C. avrebbe un senso, se la datassimo al III, IV o V d.C. sarebbe proprio diverso, perché allora vorrebbe dire che la città antica ha fatto del fiume il suo asse generatore, insieme al decumano: se quelle mura fossero antiche, Ostia non aveva le fortificazioni su tre lati, ma su quattro… Ecco, partirei da questo, e chissà che non si trovi Ostia repubblicana, quella che non si è mai trovata…

Intanto, all’imbrunire, possiamo provare a ritrovare noi stessi, e la via dell’uscita. Per tornarci, a Ostia Antica, appena possibile.

[testi e fotografie © Gianluca Baronchelli / National Geographic – 2018]

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